risposta del Direttore Renato Lori al “Collettivo Studentesco Abana"

venerdì 19 marzo 2021

Napoli 19/03/2021

Di concerto con il presidente Giulio Baffi credo sia oramai necessario fare alcune precisazioni sulla situazione dell’Accademia, visto il resoconto che il “Collettivo studentesco Abana” riporta sulla propria pagina facebook dimostrando scarsa memoria e/o conoscenza dei fatti accaduti.

Questo piccolissimo gruppo di allievi, che non rappresenta gli studenti tutti dell’Accademia, che sono invece rappresentati ufficialmente dalla Consulta Studentesca, dichiara impunemente cose false, scrivendo che il Direttore Renato Lori non ha mai voluto aprire un dialogo con loro.

Voglio quindi ricordare che: Il primo giorno in cui il collettivo è entrato in Accademia io ero in Accademia e con me il Presidente Giulio Baffi (che non “viene pagato per svolgere il suo lavoro” come gli occupanti dovrebbero sapere, essendo il suo compito del tutto gratuito) ed alcuni colleghi venuti in Accademia proprio per portarsi avanti con il lavoro organizzativo dei rientri in presenza, alla fine della loro prima assemblea, che io ho autorizzato, visto che avveniva nello spazio all’aperto del giardino, rispettando le dovute distanze, ho avuto modo di parlare con alcuni ragazzi del collettivo, alla presenza di un collega docente, e ho espresso la mia solidarietà morale e la mia comprensione vista la situazione di disagio provocata dalla didattica a distanza che purtroppo va avanti da un tempo così prolungato. Purtroppo gli ho anche dovuto spiegare quel che avrebbero dovuto già sapere, e cioè che a causa dell’emergenza COVID siamo soggetti a restrizioni fortissime e che la maggior parte delle loro richieste non potevano essere soddisfatte se non dopo la fine dell’emergenza.

Durante la giornata i colloqui sono continuati in direzione, anche qui alla presenza di un altro collega docente e del Presidente, con alcuni dei rappresentanti del collettivo. La loro richiestaera di poter entrare tutti i giorni in giardino per potere utilizzarlo come aula studio uscendone la sera. Abbiamo detto ai ragazzi che la richiesta poteva anche essere accettata purché i numeri fossero limitati (in base alle disposizioni che il nostro responsabile della sicurezza è tenuto a dettarci) e soprattutto che a entrare fossero solo gli studenti dell’Accademia e non altri soggetti esterni. A questa nostra proposta il collettivo ha deciso di occupare l’Accademia e mi ha chiesto di aprirgli un’aula dove passare la notte. Visto che i ragazzi non abbandonavano la direzione ho alla fine deciso di aprire loro un’aula al pian terreno.

Li ho pregati di non fare danni anche per non incorrere loro in sanzioni pesanti, visto che l’Accademia è un bene dello stato, tutelato dalla sovrintendenza e ospita un gran numero di opere d’arte suddivise fra la Galleria e la Gipsoteca e distribuite in tutti gli altri spazi, e che possiede e custodisce nella biblioteca una nutrita collezione di libri rari.

La mattina seguente siamo tornati in Accademia, e con altri tre docenti, oltre alla Vicedirettrice, tutti colleghi preoccupati per la situazione, e facendo uscire dall’edificio alcuni rappresentanti, abbiamo spiegato loro che le richieste fatte potevano essere ritenute in parte accettabili, ma dovevano essere discusse unitamente ai rappresentati della Consulta Studentesca,organo ufficiale dell’Accademia che rappresenta tutti gli studenti dell’Istituzione, soltanto alla fine dell’emergenza sanitaria e che si stava programmando un piano di rientri. Purtroppo tale piano impone forti limitazioni e la necessità di una rotazione degli allievi per non avere troppe persone nell’edificio. I rappresentanti del collettivo sono tornati all’interno dicendo che avrebbero poi tenuto un’assemblea per ridiscutere i punti da noi spiegati.

Nei giorni seguenti si è più volte riunito il Consiglio Accademico ed infine il Collegio di tutti i docenti, che ha anche prodotto un documento inviato ai giornali e pubblicato sul sito istituzionale nel quale, ancora una volta si spiegavano i motivi per cui la gran parte delle richieste del Collettivo non erano o accettabili, seppure comprensibili.

Il giorno venerdì 5 marzo si è poi tenuto un incontro sul Teams dell’Accademia, in video conferenza con me, la vicedirettrice, tre docenti componenti il Consiglio Accademico ed i rappresentanti della Consulta Studentesca. Durante l’incontro dopo avere ascoltato le richieste del “Collettivo Abana” e dopo avere dato le risposte, più o meno sempre le stesse: la biblioteca può essere aperta dalle 9,00 alle 18,00 finita l’emergenza COVID e risolti i problemi legati al personale; potrà essere aperta un’aula studio ad epidemia finita e una volta acquisiti altri spazi all’esterno; si potrà anche pensare ad una aula autogestita purché nella struttura entrino solo gli allievi dell’Accademia. In quella occasione sono state ben spiegate le forti limitazioni dettate dal nostro responsabile della sicurezza, ne cito una per tutte: il giardino dell’Accademia viene considerata un’area di transito e quindi non può essere invasa da banchi e da postazioni di studio e quindi non può diventare un’aula studio.

Successivamente ho anche pubblicato sul sito una lettera “del direttore agli studenti”.Se si dice “agli studenti” vuol dire che ci sono inclusi anche quelli del collettivo, in cui si danno risposte precise alle richieste degli allievi: “Pur essendo moralmente comprensibili le richieste espresse dal Collettivo, queste sono, in questo momento, in gran parte non attuabili. Che la biblioteca possa essere aperta dalle 9,00 alle 18,00 è un desiderio di tutti, allievi e docenti, dovremo capire come fare per trovare il personale per tenerla aperta (e vi assicuro che lo faremo), e aggiungo che lo stesso problema esiste per la Galleria e per la Gipsoteca, spesso chiuse per mancanza di personale. In questo momento però ci viene imposto di tenere chiuse queste strutture, e di tenere chiusa l’Accademia tutta, da decreti che non sono nostri ma a che noi dobbiamo rispettare. I regolamenti dettati dalla situazione sanitaria ci dicono che il cortile e i corridoi sono zone di passaggio e quindi non possono essere occupate per altre attività. Ben venga un’aula studio per gli allievi come pure ben venga una sala docenti, che in questo momento manca, ma che potremo aprire quando finirà l’emergenza sanitaria. Purtroppo deve essere chiaro che non possiamo riaprire l’Accademia a tutti e in sicurezza, visto che ci vengono indicate delle regole che in alcune aule impongono, per il rispetto delle distanze, numeri che sono la decima parte di quelli normali”.

Se questa non è una risposta alle richieste del Collettivo Abana ditemi cos’è.

Infine mercoledì scorso 17 marzo, su insistenza delle forze dell’ordine (che sperano giustamente di risolvere l’occupazione in maniera pacifica) mi sono dichiarato disposto a tornare a parlare con il Collettivo, ma nel pomeriggio, purtroppo apprendevo che gli studenti avevano forzato la porta del Teatro Niccolini che si trova in Accademia, compiendo così una intollerabile effrazione e ponendosi loro stessi in condizione di pericolo, visto che il teatro non è in questo momento agibile e richiede interventi urgenti di manutenzione, e salendo, con grave pericolo sul lastrico solare dell’edificio imbrattandolo.

Da qui la mia indisponibilità ad una ulteriore trattativa. Non si tratta con chi ti sfonda la porta di casa.

Mi auguro che questa mia spiegazione dei fatti faccia ricordare al “Collettivo Abana” cosa è realmente accaduto durante il mese che è trascorso.

 

Il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli

Renato Lori