Omaggio a Mario Persico

mercoledì 30 marzo 2022

Se c’è un artista che meglio di ogni altro abbia espresso a Napoli lo spirito delle Neoavanguardie del secondo dopoguerra, quell’artista è Mario Persico. Che ci ha lasciati ieri a 92 anni nella sua casa di via Luca Giordano al Vomero, oltre che studio, soprattutto cenacolo di incontri e discussioni fra intellettuali di più generazioni. Persico, infatti, aveva sempre coniugato la sua esperienza pittorica e plastica a un parallelo approfondimento ideologico, politico e concettuale, che lo aveva portato, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli con il maestro Emilio Notte, a firmare nel 1955 il celebre Manifesto dell’Arte Nucleare lanciato da Enrico Baj. Una scelta di campo netta in linea con l’evoluzione postbellica delle ricerche neodada e neosurrealiste, che tre anni più tardi lo vedranno fondare il Gruppo 58 con Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Sergio Fergola e Luca (Luigi Castellano).
 
Arte metamorfica, la sua, realizzata con assemblaggi, uso di materiali diversi a partire dal legno, colori vivaci e allusioni biomeccaniche, accompagnata da un’idea della praticabilità da parte del fruitore non più semplice osservatore. Un percorso che nel 1971 trova risposta nelle prime «Sedie dell’isteria» di cui erano già stati pubblicati disegni ed appunti e successivamente nella costruzione di oggetti isterici d’uso quotidiano, nei «Teatrini» e nella progettazione di «Sedie della tortura». Un lavoro a cui si è sempre unita anche un’intensa attività teorica, come dimostra l’esperienza di redattore della rivista «Documento Sud» e la successiva collaborazione a «Linea Sud», testata diretta e fondata da Luca nel 1963. Una visione teorico-pratica figlia delle Avanguardie storiche del primo ‘900 che nella generazione di Persico ritrovano nuovo slancio ed impulso, creando legami multidisciplinari, come ad esempio quelli col Gruppo ‘63 e in particolare con Edoardo Sanguineti.
 
Un’attitudine che presto troverà slancio in prestigiose collaborazioni come la realizzazione di «Fogli sperimentali» per l’editore Guanda, le illustrazioni per «Ubu Cocu» di Alfred Jarry, tradotto da Luciano Caruso, la realizzazione di scenografie e costumi per lo spettacolo «Laborintus II» di Luciano Berio e dello stesso Sanguineti, fino alla più recente stesura del «Manifesto dell’Antilibro» con Dorfles, Pirella e ancora Sanguineti. Da segnalare infine l’adesione all’Ististuto Patafisico partenopeo fondato da Luigi Castellano di cui diventa «Rettore Magnifico» nel 2001, realizzandone anche una vivacissima rivista-manifesto a carattere periodico.
 
Prof. Stefano De Stefano
dal Corriere del Mezzogiorno del 27 marzo 2022